Nel corso del processo con rito abbreviato, il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a 3 anni per Salvatore Mirto, il diciannovenne accusato di aver violentato una ragazzina di 14 anni nella notte tra il 13 e il 14 luglio dello scorso anno, sulla scogliera dell’Addaura, a Palermo. Tuttavia, il Gup ha deciso di condannare Mirto a 5 anni e 4 mesi.
L’avvocato della difesa, Pietro Capizzi, ha annunciato l’intenzione di appellare la decisione del Gup Marta Maria Roberta Bossi, che ha anche applicato alcune misure accessorie, tra cui l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e una provvisionale di 10 mila euro a favore dei genitori della minore, costituiti parte civile.
La notte dell’accaduto, la vittima era andata in un locale insieme a una coetanea e due sedicenni e, mentendo sull’età, aveva ordinato un cocktail, che le aveva tolto “la percezione del pericolo”. Dopo aver bevuto il cocktail, la vittima aveva deciso di berne un altro e, a quel punto, gli effetti che definiva piacevoli, erano terminati. Successivamente, la vittima aveva incontrato Mirto e aveva accettato di fare una passeggiata verso gli scogli.
La vittima ha raccontato di aver detto chiaramente a Mirto di non voler fare nulla perché era una bambina di solo 14 anni, e che lui le aveva risposto di stare tranquilla. Lo stupro è stato confermato anche dai medici del Policlinico.
Dopo quella notte, alcuni avventori del locale di Sferracavallo avevano riconosciuto Mirto dai tatuaggi e lo avevano affrontato davanti a un McDonald’s nella borgata di Tommaso Natale, scatenando una rissa. Le forze dell’ordine erano intervenute, identificando tutti i coinvolti e portando Mirto in caserma per l’interrogatorio.
