Davide Pincio, un 53enne con precedenti per associazione mafiosa legata al processo Borgata, è stato identificato come il capo di un gruppo coinvolto in un’operazione antimafia contro il traffico di droga, conclusasi con 11 ordinanze di custodia cautelare per reati di mafia e spaccio di sostanze stupefacenti, come la cocaina. Pincio ha già scontato una condanna per associazione a delinquere di stampo mafioso e, durante l’interrogatorio davanti al giudice, ha fornito la sua versione dei fatti, attaccando l’attendibilità dei collaboratori di giustizia e dei pentiti coinvolti nell’inchiesta sulla criminalità organizzata.
L’indagato, difeso dall’avvocato Junio Celesti, ha affermato che i pentiti non sono a conoscenza dei fatti relativi all’organizzazione criminale, altrimenti ne avrebbero parlato molto prima, mettendo in discussione la loro credibilità nell’ambito dell’inchiesta antimafia. La difesa ha preannunciato un ricorso al Tribunale del Riesame contro le misure di custodia cautelare, volte a contrastare il narcotraffico e la mafia. Gli inquirenti ritengono invece che l’inchiesta abbia permesso di delineare l’organigramma dell’associazione a delinquere di stampo mafioso, con Pincio al vertice, ritenuto esponente di spicco del clan Santa Panagia, noto per il suo coinvolgimento in attività di traffico di droga e altre attività criminali, come lo spaccio di sostanze stupefacenti.
Nel corso delle indagini sono state arrestate in flagranza quattro persone, smantellate due piazze di spaccio a Siracusa e a Floridia, sequestrati sei chili di cocaina, armi da fuoco detenute illegalmente e 153.000 euro in contanti, nell’ambito di un’operazione contro il narcotraffico e la criminalità organizzata. Sono stati inoltre sequestrati beni mobili e immobili per un valore complessivo di oltre 500.000 euro, tra cui una società, tre abitazioni, un terreno agricolo e diversi conti correnti, come misura di confisca dei proventi di attività criminale, volta a contrastare la mafia e il traffico di droga. Le misure cautelari in carcere hanno interessato otto persone, tra cui Vincenzo Bramante, Sebastiano Mangiafico, Massimiliano Mangiafico, Paolo Sbriglio, Samantha Carrubba e Francesco Bifumo, mentre tre persone, Demian Giuffrida, Antonio Bramante e Natalina Carrubba, sono state sottoposte a misure di arresti domiciliari, nell’ambito dell’inchiesta sulla mafia e il traffico di droga.
