Il procedimento giudiziario per voto di scambio politico-mafioso nei confronti di Giuseppe Castiglione, ex presidente del Consiglio comunale di Catania e deputato regionale, sta per entrare nel vivo, rappresentando un caso emblematico di scambio elettorale politico-mafioso in Italia. Il giudice per l’udienza preliminare, Fabio Di Giacomo Barbagallo, ha ammesso come parti civili i Comuni di Catania e Misterbianco, la Regione Sicilia, il ministero dell’Interno e l’associazione Alfredo Agosta, in un’indagine che coinvolge il settore degli appalti pubblici e la penetrazione della mafia nella pubblica amministrazione.
Nel procedimento sono coinvolti 25 imputati, tra cui Castiglione e l’ex consigliere comunale di Misterbianco, Matteo Marchese, accusati di voto di scambio politico-mafioso per un presunto accordo con la famiglia di Cosa nostra dei Santapaola-Ercolano, finalizzato a ottenere consensi elettorali nelle elezioni regionali e comunali. La procedura nasce dall’operazione Mercurio dei carabinieri del Reparto operativo speciale, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia etnea, che ha condotto un’indagine approfondita sulla capacità della famiglia mafiosa di influenzare la politica locale e di coltivare i propri interessi economici nel settore degli appalti.
Il giudice ha fissato il calendario delle udienze, con l’udienza preliminare prevista per il 17 ottobre prossimo e il 4 novembre per coloro che hanno scelto di accedere al rito abbreviato, un’opzione processuale che potrebbe accelerare la conclusione del processo per alcuni degli imputati. Tra le persone coinvolte nel procedimento figurano anche l’ex sindaco di Ramacca, Nunzio Vitale, e l’ex vicepresidente del Consiglio comunale dell’ente, Salvatore Fornaro, mentre il Comune di Ramacca è stato escluso dal procedimento per un vizio di forma, sottolineando l’importanza della correttezza procedurale nella gestione dei processi giudiziari.
Le accuse a Castiglione e Marchese riguardano le Regionali del 2022 e le Comunali del 2021 a Misterbianco, rispettivamente, e rappresentano un caso di studio importante per comprendere le strategie di scambio elettorale politico-mafioso in Italia. Tra i personaggi del panorama mafioso coinvolti nel procedimento figura il nome del boss Rosario Bucolo, indicato come il responsabile di Cosa nostra nella zona del Castello Ursino, a Catania, e che recentemente ha scelto di collaborare con la giustizia.
