Le indagini della Procura di Catania hanno portato all’arresto di sette persone accusate di essere coinvolte in una serie di rapine commesse nell’arco di un anno. La banda avrebbe utilizzato tecniche militari, compresa la simulatoria di un controllo da parte delle forze dell’ordine, con divise e distintivi contraffatti, per commettere almeno sette rapine.
Le informazioni preziose fornite da fidati basisti, che avevano rapporti amichevoli con le vittime, hanno permesso alla banda di colpire con precisione. In uno dei casi, un’amico di famiglia delle vittime avrebbe avvisato i complici dell’arrivo del padrone di casa, dopo aver cenato con lui.
La scena descritta è surreale: l’imprenditore sarebbe stato fermato da due auto con lampeggianti blu accesi, e sei persone vestite con cappellini, pettorine e palette della guardia di finanza avrebbero effettuato una perquisizione domiciliare. Una volta giunti nella villa, i rapinatori avrebbero malmenato l’uomo, minacciato la sua famiglia, incluso un neonato di 16 mesi, e rubato 16 mila euro e gioielli per un valore di 60 mila euro.
Sapendo che la coppia disponeva di altri 100 mila euro, i malviventi avrebbero intensificato le pressioni, arrivando perfino a minacciare di rapire la loro neonata per portarla all’estero e rivenderla. Il proprietario di casa fu costretto a cedere alle loro richieste e condusse i rapinatori in una seconda abitazione per consegnare il denaro contenuto in un’altra cassaforte.
Il capo della banda sarebbe Alberto Gianmarco Angelo Caruso, 45enne con un passato tra le file del clan Laudani. Un’altra figura chiave è il senegalese 62enne Khalipha Casse, che avrebbe partecipato attivamente ad alcuni reati e curato rituali propiziatori in cambio di 90 euro a persona.
I carabinieri hanno rinvenuto tre pistole con matricola abrasa e provenienza illecita, oltre a materiale contraffatto riproducente i loghi di guardia di finanza e carabinieri. Gli indagati sono stati accusati di associazione a delinquere, rapina aggravata, lesioni personali, possesso di segni distintivi contraffatti, detenzione e porto illegale di armi, porto illegittimo di oggetti atti ad offendere. Sono stati sottoposti a misure cautelari, con sei persone in carcere e una ai domiciliari.
