Il Codice della Crisi d’Impresa, introdotto con la Legge n. 3 del 2012 e aggiornato con il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D. Lgs 14/2019), ha apportato importanti modifiche volte a risolvere il problema dell’eccessivo peso dei debiti e a consentire ai cittadini di rinegoziare la propria esposizione debitoria con i creditori. Le nuove norme permettono, ove ne ricorrano i presupposti, di sospendere le procedure esecutive in corso e di ottenere l’esdebitazione per consumatori, lavoratori autonomi, professionisti, piccole imprese, agricoltori e altri soggetti non assoggettabili al fallimento tradizionale, oggi denominato “liquidazione giudiziale”.
La normativa ha migliorato gli strumenti a disposizione di chi si trova schiacciato dal peso dei debiti, rappresentando una possibilità di rinascita e di dignità per tanti cittadini. Il sovraindebitamento rappresenta una vera e propria piaga sociale, che colpisce un numero crescente di famiglie e piccole imprese, provocando non solo crisi economiche ma anche un forte stress psicologico. Secondo i dati disponibili, nel 2024 circa 1,4 milioni di famiglie italiane erano in arretrato con mutui, affitti, bollette o rate. Le cause sono spesso eventi imprevisti, come la perdita del lavoro o problemi di salute, ma anche fenomeni sociali come il gioco d’azzardo.
La recente legge 91/2025 affida al Governo il compito di disciplinare i servizi di debt advice senza prevedere risorse dedicate, suscitando perplessità sulla possibilità di compromettere la piena attuazione della Direttiva UE 2023/2225. In assenza di fondi concreti, il diritto all’assistenza potrebbe restare solo sulla carta. Tuttavia, sono in atto iniziative volte a supportare i cittadini in difficoltà, come l’offerta di informazione e supporto da parte di operatori specializzati, per garantire che nessuno resti solo davanti a una situazione di indebitamento.
Un’ordinanza recente del Tribunale Amministrativo Regionale per la Sicilia – Sezione di Catania – ha accolto l’istanza presentata da due soggetti, nominando un commissario ad acta incaricato di garantire che il Comune etneo adotti finalmente il PEBA entro 180 giorni. La questione del Piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche era stata sollevata in precedenza, con la richiesta di attuazione da parte dell’Amministrazione comunale etnea e di tutti i Comuni inadempienti. La decisione del TAR rappresenta un segnale chiaro: le istituzioni devono dare risposte concrete, non più rinvii. È auspicabile che questo provvedimento si traduca in fatti e non resti solo una pronuncia giudiziaria.
